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Il tema dell’Industria 4.0 è ancora caldo e finalmente non se ne parla solo tra le pagine di giornale, ma anche nelle aziende. Anzi la realtà è ancor più rosea: le organizzazioni hanno iniziato a comprendere quanto sia importante, prima di effettuare un investimento in termini di Industria 4.0, svolgere delle analisi per individuare quale tipo di intervento sia davvero necessario in ottica di ottimizzazione dei processi e di miglioramento continuo. Questa preziosa intuizione da parte delle imprese, porta ad investimenti accurati finalizzati ad obiettivi misurabili, ben lontani dalla triste storia del cobot Luciano raccontata al Giornale di Brescia da Diego Bettazza – consulente Project Group.

Per dimostrarvi quanto sia vero quello che scriviamo, abbiamo intervistato il nostro collega Nicola Freri che ha seguito da vicino l’azienda Metalsinter – produttrice di componenti meccanici sinterizzati quali pulegge, mozzi, ingranaggi e articolari vari principalmente per il settore automotive – nelle fasi di re-ingegnerizzazione dei propri processi produttivi.

Ciao Nicola, ci racconti come l’azienda Metalsinter è venuta a conoscenza della Teoria dei Vincoli?

Nicola Freri: Io e Diego Bettazza, su richiesta dell’azienda, abbiamo effettuato un’analisi preliminare dei processi e l’abbiamo condotta basandoci sui principi della Teoria dei Vincoli: questo metodo di lavoro ha consentito a noi di identificare nella fase di sinterizzazione il vincolo dell’organizzazione e all’azienda di scoprire questa Teoria.

Una volta che avete individuato il vincolo quali sono stati i passi successivi del vostro intervento?

Nicola Freri: Individuato il vincolo si è deciso di procedere introducendo in azienda 2 batterie di cobot – robot collaborativi e user-friendly, in grado di compiere operazioni ripetitive – che potessero automatizzare le operazioni di carico e scarico del nastro trasportatore di un forno di sinterizzazione, fino ad allora svolte da 2 operatori (un operatore al carico ed uno allo scarico).

Ma, Nicola, se i cobot iniziano a svolgere il lavoro in sostituzione delle risorse umane, che fine fanno le persone?

Nicola Freri: In Metalsinter, dove l’attenzione al personale è elevata, la scelta è stata quella di formare le risorse per poterle poi investire della funzione di attrezzisti: si è concretizzata la possibilità di impiegare le persone “liberate” dai cobot da un lavoro alienante, quale quello del carico e dello scarico del forno, nel ruolo ben più gratificante e strategico di attrezzista e montatore stampi.

E per il futuro? Avete già nuove idee e soluzioni da introdurre nell’organizzazione?

Nicola Freri: Se oggi i due cobot prendono i pezzi da contenitori termo-formati e li mettono sul nastro del forno, con lo stesso modello di robot collaborativo e con lo stesso algoritmo di programmazione sarà possibile automatizzare lo scarico dall’impianto di pressatura ai contenitori termo-formati.

Il futuro sarà quindi, ancora una volta, rappresentato da soluzioni 4.0 che sposeranno la filosofia della Direzione Metalsinter: adottare tutti gli strumenti ed i mezzi possibili per far sì che le persone possano sempre più dedicarsi ad attività di maggior valore aggiunto elevando la qualità del prodotto. Chapeau!

Se volete approfondire ulteriormente l’intervento realizzato in Metalsinter, vi invitiamo a leggere il case history dedicato sul nostro sito web!