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Nel pomeriggio di ieri, presso la sede cittadina di Ori Martin, si è tenuto un incontro dal titolo “Responsabilità Sociale e Comunicazione”, organizzato dal Comitato di Zona Brescia e Giovani Imprenditori di Confindustria Brescia in collaborazione con l’Università Cattolica.
L’incontro è stato interessante e pieno di spunti grazie alla frizzante moderatrice, Alice Palumbo e alla partecipazione di diversi relatori, che hanno condiviso le loro esperienze ed il loro punto di vista sulla sostenibilità aziendale e sulla comunicazione.
Il primo a prendere la parola è stato il docente universitario Matteo Tarantini, sottolineando gli aspetti critici della sostenibilità che tutte le aziende dalle PMI a quelle grandi si trovano ad affrontare: manca una chiarezza a livello normativo circa il sistema di misura con il quale monitorare il proprio impegno alla sostenibilità.
Se qualcosa è oggi un po’ più definito nell’ambito della sostenibilità ambientale molto meno lo è nell’ambito della sostenibilità sociale: il consiglio di Tarantini è quello di non fermarsi, accontentandosi di utilizzare anche misure che paiono poco significative (cita per esempio il numero di ore di formazione erogate) piuttosto che non misurare alcunché. Il suo mantra sembra essere: se non lo misuro, l’impegno non esiste.
Tarantini introduce anche il tema di come la sostenibilità sia oggi un costruttore identitario desiderabile, capace di definire l’immagine di un’azienda o di un marchio, creando una connessione emotiva con i consumatori. Nel contesto della sostenibilità, i costruttori identitari desiderabili possono essere legati a valori come la responsabilità ambientale, l’etica del lavoro, la giustizia sociale e la trasparenza.
La scelta di posizionarsi come un’azienda sostenibile può quindi rappresentare un elemento di differenziazione rispetto ai competitor e contribuire a creare un’immagine positiva del brand.
Tuttavia, è importante notare che il posizionamento come azienda sostenibile deve essere autentico e coerente con le azioni dell’azienda stessa. I clienti sono diventati sempre più attenti alla sostenibilità e cercano aziende che dimostrino un vero impegno in questo ambito . Quindi, se un’azienda cerca di promuoversi come sostenibile senza essere in grado di dimostrare le sue azioni concrete, può incorrere in un effetto di greenwashing, cioè di mascherare le proprie pratiche non sostenibili dietro a una comunicazione fuorviante.

In sintesi, la sostenibilità può essere un costruttore identitario desiderabile e una leva per il potenziamento del brand, ma solo se l’azienda dimostra un impegno autentico e coerente con azioni concrete e misurabili.
Preziosi perciò gli esempi delle azioni e degli impegni presi dalle 3 aziende rappresentate dagli altri 3 relatori.
Carolina De Miranda, Sustainability Manager dell’azienda siderurgica Ori Martin, nonché appassionata esponente della sua 4^ generazione, ha condiviso la ricetta per una comunicazione efficace dell’impegno alla sostenibilità anche in un settore difficile come quello siderurgico: Chiarezza Concretezza Credibilità e Continuità sono le 4 C che sottolineano l’importanza della trasparenza, della credibilità e della continuità nella comunicazione, in particolare quella interna, che rappresenta la sfida più delicata per le aziende.
L’azienda è impegnata in percorsi formativi che sappiano valorizzare sempre di più la risorsa: molto successo ha avuto la formazione sulle vecchie e nuove dipendenze e a breve verranno attivati percorsi di coaching.
Anche Enrico Prata AD di Saef sottolinea l’importanza di dedicare energie e attenzioni alle risorse interne: persino la loro recente trasformazione in Società Benefit è stata mossa più dal bisogno di migliorare la capacità di divulgare con gli interni gli impegni per la sostenibilità che per motivi di immagine esterna. Sollecitato dalla moderatrice, anche se con un po’ di pudore, Enrico Prata cita le giornate dedicate a coinvolgere i figli dei dipendenti o le gite promosse con Brescia Musei.
Alice Palumbo sapendo di soddisfare il bisogno del pubblico di esempi concreti, condivide anche la recente iniziativa di una spettatrice, Dorika Franchini che, con la sua Space Work, proprio ieri ha lanciato l’iniziativa di un torneo di Pincanello (ribattezzato Pinkanello) per fare networking e al tempo stesso raccogliere fondi per due borse di studio a studentesse universitarie meritevoli.
Giovanni Perlini di Cromodora Wheels racconta di come abbiano istituito borse di studio per i figli meritevoli di dipendenti, attivato iniziative di microcredito a sostegno delle emergenze e garantiscano la mensa a costi davvero irrisori .
I relatori sottolineano alcuni aspetti di criticità nella comunicazione della sostenibilità da parte di aziende in particolare se Business to Business: oltre alla già citata mancanza di riferimenti di misura ai quali potersi riferire vi sono la difficoltà a coinvolgere l’intera filiera, potere ascoltare e avere un diretto contatto con il cliente finale e la poca dimestichezza e abitudine a comunicare. Tutte le aziende presenti concordano che spesso viene fatto molto più di quanto venga comunicato.
Cosa fare dunque?
Il sostegno reciproco tra aziende, il supporto e la condivisione di best practice sembrano un elemento fondamentale per superare le criticità indicate e la serata di ieri sicuramente ne è stato un bell’esempio.