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Sixteen Tips for Feeling Happier at Work. Mi arresto e leggo. Il tema è la felicità sul luogo di lavoro e l’autrice Gretchen Rubin è una vera esperta sull’argomento; la sua “missione” è capire come rendere le persone più felici, scrivere di questo e parlarne, attraverso libri e The Happiness Project, il suo blog.

Ok, vengo al sodo. L’articolo in questione offre una serie di consigli per sentirsi felici sul luogo di lavoro.

L’autrice, innanzitutto, si appella all’antidepressivo femminile per eccellenza: lo shopping. Ovviamente in questo caso il riferimento non è al vestiario, bensì ad accessori da ufficio, lampade e qualsiasi altra diavoleria utile a comodità, organizzazione e ordine della postazione.

Altra raccomandazione: ripulire periodicamente la scrivania dalle carte abbandonate e disperse nel tempo. Pare che l’azione porti ad una splendida calma.

Smettere di dire sempre di sì al telefono. Conviene perdere questa abitudine e optare per un “ve lo farò sapere più tardi”; quando si sta colloquiando con qualcuno, infatti, il desiderio di essere accomodante è molto forte e il rischio è di acconsentire senza le dovute considerazioni.

Di fronte alla richiesta di un’azione di responsabilità, immaginare che la scadenza sia a brevissimo termine (la settimana seguente), in modo che l’ approvazione non sia dettata esclusivamente dal fatto che è lontana nel tempo e, quindi, non costituisce un grande peso per il proprio carico di lavoro.

Chiamate da effettuare e gestire, che creano pensieri ed ansia, non mancano mai. In questi casi meglio procedere subito: pocrastinare, infatti, acuisce la tensione, mentre l’azione ha come esito un vero sollievo.

Essere onesti con sè stessi sul tempo che si sta utilizzando durante l’orario di lavoro è buona cosa per il proprio spirito. Se ci si sente sopraffatti, è bene chiedersi: “Sto davvero lavorando sodo? Quanto tempo dedico alla navigazione in internet, alla chat al telefono, alla ricerca di oggetti che ho fuori posto?”.

Cercare di conoscere ed essere curiosi solo relativamente a ciò che è utile, consente di non essere coinvolti in questioni che potrebbero arrecare gratuitamente preoccupazioni e pensieri.

Tra le dritte per il perseguimento della felicità al lavoro non mancano i consigli più strettamente connessi al benessere “fisico” della persona, come una buona sedia regolata al meglio, una protezione per gli occhi sottoposti alla luminosità del monitor (occhiali riposanti, salva-schermi…), il mantenimento di una postura corretta.

La luce del sole e l’attività fisica sono un bene per l’attenzione, l’umore e la sedimentazione delle informazioni… e noi già lo avevamo detto (La pausa pranzo ideale). Tuttavia melius abundare quam deficere, dunque ripetiamolo: uscire almeno una volta al giorno e, se possibile, fare una passeggiata.

Non solo. L’autrice raccomanda di fare dieci minuti di pausa ogni ora. Gli studi dimostrano, infatti, che un break ogni tanto aiuta la memorizzazione e l’apprendimento di ciò che si è appena incamerato nel cervello (Evviva la pausa caffé).

Inutile dire, infine, che lo stare con gli altri è un vero toccasana per l’umore: coltivare amicizie nell’ufficio è dunque buonissima cosa, anche se sono fermamente convinta possano bastare rapporti di serena convivenza, condivisione e cooperazione lavorativa.

Beh? Sarò forse scontata, ma credo che quest’ultimo punto sia il vero nodo della questione.