Tempo di lettura 3 minuti

No, non è una scusa per fare un break dopo l’altro durante le ore di lavoro, è la scienza che lo dice: la pausa caffé aiuta il cervello!
Come contraddirla? Uno studio condotto dal dipartimento di Psicologia della New York University da Lila Davachi e Arselle Tambini (i cognomi italiani saranno una casualità?) non lascia dubbi: piccoli break durante la giornata lavorativa favorirebbero la concentrazione, la memorizzazione e l’apprendimento di ciò che si è appena incamerato nel cervello. Monitorando quest’ultimo attraverso una risonanza magnetica, in modo da evidenziarne le aree di attività nel corso di tutto l’esperimento, le studiose hanno mostrato coppie di immagini a un gruppo di persone; hanno poi concesso un break di alcuni minuti e, infine, a sorpresa, hanno chiesto di ricordare le fotografie precedentemente viste. Cosa è emerso? Durante la pausa, le parti di ippocampo e di corteccia che si erano attivate durante la visione delle foto si sono riattivate durante la pausa e, maggiore è stata questa riattivazione, tanto più intenso si è rivelato il ricordo.
Ricerche, che potremmo definire “di casa nostra”, inoltre, non fanno altro che confermare questa idea. Stavolta si tratta di uno psicologo, Guido Sarchielli, il quale afferma che le pause caffé incoraggerebbero l’aumento di produttività! Certo, dovrebbero essere “misurate”: ideale tre stacchi da 10 minuti prima dei momenti critici. Nelle giornate meno impegnative gli orari ideali sarebbero quelli dopo le 11 del mattino e intorno alle 14.30 pomeridiane. Tale indagine, inoltre, ci rivela che una eccessiva dilatazione dei tempi davanti alle macchinette e l’alta frequenza di caffè sarebbero chiari segnali di difficoltà e malcontento sul luogo di lavoro.

E che dire dell’indagine condotta dalla Camera di Commercio di Milano su un campione di imprenditori? Proprio loro difendono la pausa caffé, sostenendo che questa piacevole abitudine contribuirebbe a mantenere un ottimo clima di lavoro e a operare con maggior profitto.

Un piccolo sondaggio non ce lo siamo fatti mancare neppure noi. Che il coffee break fosse molto apprezzato e desiderato già lo si sapeva; ma quali i motivi principali? Recuperare la dimensione corporea (qualcuno azzarda una soluzione: il massaggio…non sarà un po’ troppo?); avere un contatto reale con altri esseri umani (cos’avrà voluto dire???, ok dai abbiamo capito); uscire all’aria aperta; sfogarsi, nutrire il corpo e lo spirito, recuperare energia e muoversi (la cyclette a tale proposito…).

Senza scomodare Schlegel e la sua esortazione all’ozio come disimpegno dal mondo produttivo (non sia mai!) è indubbio che noi sosterremo sempre un breve intervallo, sia che si tratti di caffè, di the, di tisana digestiva al carciofo, liquirizia e verbena o di pozione drenante al finocchio.