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L’ho rimandata tante volte, ma alla fine ce l’ho fatta! Durante le appena trascorse vacanze natalizie ho letto il libro Insegnare a imparare di Chris Argyris, rivolto ai consulenti di direzione aziendale. L’autore dichiara di essersi dedicato allo studio dei consulenti aziendali, nella convinzione che fossero professionisti molto bravi ad apprendere e a mettere in pratica i principi di miglioramento di cui loro stessi sono promotori. “Dopo tutto, l’essenza del loro lavoro consiste nell’insegnare ad altri a fare le cose in modo diverso”.
Nel corso delle sue ricerche, osserva innanzitutto che ognuno di noi sviluppa una propria teoria dell’azione, cioè una serie di linee guida (definite da Argyris metaprogramma) usate per definire e attuare il proprio comportamento e per comprendere quello altrui. Tuttavia, uno dei paradossi del comportamento umano è che il metaprogramma che effettivamente utilizziamo non coincide con quello che siamo convinti di usare. Non solo, ma pare anche che agiamo ispirandoci a 4 valori fondamentali:
- Mantenere unilateralmente il controllo
- Massimizzare le vittorie e minimizzare le sconfitte
- Reprimere i sentimenti negativi
- Comportarsi nel modo più razionale possibile, cioè definire obiettivi chiari e valutare il proprio comportamento sulla base del conseguimento o meno di tali obiettivi
Perché? Semplice, per evitare di sentirsi imbarazzati o minacciati, vulnerabili o incompetenti. Il metaprogramma assolve funzione difensiva e, poiché le attribuzioni alla base del ragionamento difensivo non vengono mai controllate, il processo diventa un circuito chiuso, impermeabile ad opinioni contrastanti. Un metaprogramma di questo tipo inibisce il ragionamento critico e ostacola l’apprendimento.
Ma non è tutto: in un’indagine su centinaia di consulenti è emerso che essi tendono a paragonarsi ai migliori del loro ambiente, tendendo alla migliore performance possibile. Questa aspirazione al successo si accompagna alla paura del fallimento e a una propensione alla vergogna e ai sensi di colpa quando non si riesce a raggiungere l’eccellenza. Si tratta, non solo di paura del fallimento, ma anche di paura della paura del fallimento, poiché, non essendovi abituati, sanno che non riuscirebbero ad affrontarlo in modo superlativo, come sempre aspirano a fare. E quando non riescono ad ottenere i risultati eccelsi ai quali tendono, provano una sensazione simile alla disperazione. Questo scoraggiamento, insieme al ragionamento difensivo, può dar vita ad una predisposizione contro l’apprendimento. Quindi, posto che i consulenti siano i più entusiasti promotori del miglioramento continuo all’interno dell’organizzazione, talvolta accade che siano i primi a rappresentare il principale ostacolo al suo successo.
Ma come ogni problema che si rispetti una soluzione esiste. Prima di svelarvela, però, vi lasciamo riflettere un po’. To be continued…