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Ricordo di aver letto questo testo nel “lontano” 2010. Mi riferisco a “Buzz marketing nei social media: come scatenare il passaparola on-line“. Rientrava nel mio programma formazione, essendo una new entry di Project Group e del mondo della comunicazione in generale. Cosa significa per un’azienda fare marketing con l’avvento del social media? Più o meno questa la questione che si pongono i giovani autori del libro. Un testo breve, ma che chiarisce l’assetto del marketing conversazionale (per chi ancora non lo conoscesse).
Eccone alcuni spunti.
Per un’azienda, un marchio o un professionista le necessità principali sono quelle di farsi conoscere e vendere, due obiettivi realizzabili attraverso la creazione del proprio brand. A partire dalla nascita del 2.0, queste azioni di marketing hanno assunto caratteristiche ben precise, riassumibili in termini di conversazione, dialogo e trasparenza.
Scrivono gli autori del libro: “Il 2.0 è l’insieme di tutte quelle applicazioni on-line che permettono uno spiccato livello di interazione sito-utente (blog, forum, chat, sistemi quali Wikipedia, Youtube, Facebook, Myspace, Gmail, ecc.)“. In quest’ottica, creare il proprio brand significa delineare la propria immagine, definendola attraverso ciò che si scrive (per esempio all’interno di un blog aziendale) e ciò che si condivide (post, immagini, ecc), relativamente alla vita all’interno dell’organizzazione, agli eventi organizzati, ai servizi/prodotti che si erogano, manifestando in modo più o meno diretto anche i propri valori, le proprie mission e vision (la prima è lo scopo ultimo di un’organizzazione, la giustificazione stessa della sua esistenza; la seconda è il disegno della propria azienda, proiettata in un futuro di medio- lungo termine).
Ma non solo. I nuovi strumenti di comunicazione contemplano la partecipazione attiva dei consumatori, che diventano anch’essi parte attiva della costruzione dell’immagine, attraverso l’espressione pubblica dei propri commenti/gusti/pareri/votazioni, relativi al prodotto/servizio utilizzato.
Il consumatore post-moderno, come viene definito nel testo, ha dunque caratteristiche ben precise e differenti dal passato: è autonomo (ovvero non subordinato alla marca), competente,esigente, selettivo e orientato in senso olistico, ovvero sceglie tenendo in considerazione le dimensioni dell’identità e dell’aggregazione.
Le conseguenze per le aziende sono evidenti: esse non possono più ignorare i consumatori, bensì ascoltare e dialogare con essi. I clienti concorrono alla costruzione dell’identità di marca e per questo rientrano a tutti gli effetti nei processi di marketing.
Direi che come spunti di riflessione per oggi sono sufficienti…arrivederci al prossimo post per continuare a parlare di marketing e 2.0!!