Self-Serving Bias, Attore- Osservatore, Errore Fondamentale di Attribuzione

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I bias cognitivi, ossia le distorsioni che il nostro cervello è portato a fare in maniera automatica e per lo più inconsapevole, sono particolarmente interessanti da conoscere se vogliamo evolvere come esseri umani in particolare nella nostra dimensione sociale.

Così, per noi di Project Group che ci occupiamo di organizzazione aziendale, diventa importante conoscere quali siano i possibili scivoloni che noi o i nostri clienti compiamo nell’interpretare il nostro o l’altrui comportamento.

La cosa si fa particolarmente interessante se scopriamo che tutte le volte che attribuiamo le cause di un evento a una persona (compresi noi) piuttosto che alla situazione potremmo prendere un grosso abbaglio!

E’ il caso di 3 bias strettamente correlati e che riguardano il modo in cui tendiamo ad interpretare le cause di un evento. Proviamo a illustrarli uno a uno.

1. Il self-serving bias (anche detto in italiano Bias di autoprotezione): la tendenza ad attribuire a nostre caratteristiche intrinseche o alle nostre azioni la ragione di un successo e ad attribuire a cause esterne a noi la ragione di nostri fallimenti. In altre parole la nostra naturale predisposizione a prenderci il merito per un risultato positivo e dare la colpa a qualcosa di esterno per un risultato negativo.

Ecco due esempi tratti da una possibile giornata di lavoro:

  • “Accipicchia abbiamo perso il cliente perché non abbiamo risposto nei tempi richiesti, e la ragione è che, come al solito, i fornitori non hanno rispettato le tempistiche!” (evento negativo causa attribuita a elementi esterni a noi).
  • “Che bravi! Abbiamo saputo prendere un cliente davvero importante. Siamo i migliori!” (evento positivo causa attribuita a elementi interni a noi).

Non è detto che i bias abbiano solo impatti negativi..anzi nel caso del self-serving bias può servirci a non abbatterci troppo in caso di fallimento e a caricare la nostra autostima in caso di successo.

Tuttavia gli studiosi mettono in guardia dal fatto che questo bias potrebbe impedirci di riconoscere la nostra responsabilità in una situazione e soprattutto imparare dagli errori!

2. Questo bias è collegato ad un altro che si chiama Bias del’Attore -Osservatore.

Se vedo qualcuno (soprattutto quando estraneo) che ha un comportamento che ritengo sbagliato, tendo ad attribuirne le cause a una cattiva disposizione interna mentre se sono io a commetterlo, lo attribuisco alle condizioni esterne.

Riportiamo dal sito di Gianluca Giacalone questo esempio altamente esplicativo!

Altri esempi più vicino all’ambito aziendale:

Io: Pietro è il solito egoista: non mette mai la tazzine del caffè nella lavastoviglie e costringe i colleghi a farlo per lui…

Sempre io: Scusate se ho lasciato la tazzina nel lavandino ma ero davvero di corsa…

O ancora:

Io: Mario non ha rispetto per il tempo degli altri: arriva sempre tardi alla riunione del lunedì.

Sempre io: Certo che i miei colleghi potrebbero essere un po’ più comprensivi: lo sanno che la mattina devo accompagnare le mie 2 figlie a scuola e il traffico non è certo prevedibile..

Cosa hanno in comunque queste frasi?

Nel primo caso attribuisco la causa del comportamento a una disposizione negativa della persona mentre nel secondo caso attribuisco la causa a una situazione esterna avversa.

3. E questo bias è strettamene collegato a un terzo errore di attribuzione chiamato Errore fondamentale di attribuzione: far corrispondere in maniera sistematica le cause di un comportamento alle caratteristiche del singolo individuo piuttosto che alle condizioni esterne. Un esempio può essere quello di giudicare molto maleducato il collega che risponde al cellulare durante una riunione (prima di scoprire che sua moglie ha appena subito un intervento in ospedale).

Ricapitolando:

Come possiamo evitare di cadere in questi errori di attribuzione?!

Da tutto quanto visto è evidente che ogni volta in cui giudichiamo negativamente qualcuno, sia lei o lui un nostro cliente, un collega o un fornitore, dovrebbe suonare per noi un campanellino di allarme.

Come insegna il metodo Gordon (vedi nostro corso sul tema) la prima capacità che sempre di più ai manager è richiesta è quella di lasciare andare il giudizio sugli altri e semplicemente osservare il comportamento: quante più informazioni potremo ottenere per comprendere un comportamento, soprattutto se lo abbiamo vissuto come negativo, tanto più sventeremo il rischio di compiere degli errori e rovinare rapporti che poi possono essere difficili da ricostruire!

Quante volte vi è capitato di prendere un abbaglio e dopo avere approfondito la questione con il diretto interessato? E’ stato semplice comprenderne le ragioni?

In sintesi lo spazio che dobbiamo riuscire a creare nelle nostre aziende è quello dato alla comunicazione: libera da pregiudizi e pronta a mettere in discussione i nostri punti di vista!