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Disordinati cronici, dalle scrivanie d’ufficio caotiche e “scompigliate”, aprite bene le orecchie: il disordine funziona, mentre l’ordine fa perdere tempo prezioso.

Probabilmente, in cuor vostro, l’avete sempre saputo, ma a sostenervi vi è addirittura un professore di management della Columbia University, Eric Abrahamson, che ha dedicato un intero libro all’argomento.

La sua tesi: il lavoratore disordinato impiegherebbe il 36% di tempo in meno, rispetto ai colleghi, a ritrovare i documenti di cui ha bisogno, rendendosi così indispensabile al buon funzionamento dell’impresa. La possibilità, inoltre, di trovare un numero di telefono perso, un’idea annotata o un documento importante, aumenterebbe di gran lunga nel “caos organizzato” del tavolo da lavoro. Senza tener conto che un eccesso di rigidità e ordine porrebbero non pochi ostacoli alla creatività

D’altra parte Einstein stesso osservava: “Se una scrivania in disordine denota uno spirito confusionario, che dire di una scrivania vuota?”…

Evviva allora cartelloni, fogli, foglietti, libri e penne sparse in ogni angolo del piano; pc, telefoni e matasse di fili di corrente…e che la confusione cominci a dare i suoi frutti!