Tempo di lettura 3 minuti

Izyaslav Virnik cattedrato russo presso la facoltà di Economia Creativa,

attento alla nostra ultima discussione sul polpettone, ci ha spedito un suo manoscritto, riportato in seguito, nel quale propone una sua complessa teoria riguardo il calcolo del valore dell’impatto creativo in azienda.

La creatività non è il vero obiettivo di un’organizzazione che invece è quello di creare valore economico e/o sociale, ma può essere un modo attraverso cui viene raggiunto l’ obiettivo stesso. Essere creativi significa rispondere ad un bisogno del mercato attraverso l’introduzione di:

  1. nuovo metodo e/o
  2. nuovo strumento e/o
  3. nuovo contenuto

Tali variabili prendono senso se relativizzate… Rispetto a cosa? Rispetto al contesto e al periodo in cui si opera….Per cui una persona può essere creativa all’interno della propria organizzazione, ma non necessariamente nel mercato…
Ogni passo che viene compiuto da una singola risorsa umana con spirito creativo ha in se sia un valore puramente economico, sia un valore intellettuale. Se da una parte siamo abituati a quantificare l’impegno economico di un’azione in termini di costo orario e di investimenti… dall’altra parte ci è difficile misurare il contributo intellettuale offerto da una risorsa umana (o un gruppo creativo) che inevitabilmente finisce per accrescere il patrimonio cognitivo dell’azienda.

Beh, io dopo una lunga riflessione … ho ipotizzato un modo attraverso cui un’azienda creativa potrebbe misurare le proprie performance….

ESEMPIO N.1

Se

F= Fatturato della vendita = Valore economico del progetto venduto
Fm = Valore aggiunto innovazione di metodo (Fm= %F)
Fs = Valore aggiunto innovazione di strumento (Fs= %F)
Fc = Valore aggiunto innovazione contenuto (Fc= %F)
Vp= valore complessivo del progetto venduto (una sola volta)

NB: Ovviamente la percentuale di ogni singolo valore aggiunto deve essere calcolata solamente se quella specifica innovazione esiste.
Allora

Vp = F+ (Fm+Fs+Fc)

Dove

(Fm+Fs+Fc) = Vi (valore intellettuale apportato dall’idea creativa all’azienda)

Insomma:

Vp= valore economico + valore intellettuale

Le percentuali, secondo cui viene stabilito il valore aggiunto delle tre tipologie d’innovazione (Fm,Fs, Fc), devrebbero essere definite dalla Direzione e condivisi all’interno dell’organizzazione.

Facciamo un passo avanti.

Il valore creativo di un progetto non è determinato solo da una singola vendita ma anche dal suo “successo” nel mercato. Quindi se un’azienda volesse monitorare la “vendibilità” di un’idea creativa nell’arco del tempo potrebbe semplicemente calcolare la ?Vi per il periodo definito. In questo modo sarà possibile conoscere il valore del contributo intellettuale dato dall’idea progettuale in quel periodo.
Il grafico seguente illustra l’andamento del valore intellettuale nel tempo apportato dal progetto A e dal progetto B. Nello specifico, il valori intellettuali dei progetti A e B (Vi1 e Vi2) al tempo Tn coincidono, ma l’impatto del progetto A sul patrimonio intellettuale aziendale è maggiore dell’ impatto del progetto B. Questo significa che il primo progetto è più creativo del progetto B in quanto ha saputo apportare all’azienda una maggiore ricchezza in termini di patrimonio intellettuale (vedi ?c)….Il calcolo integrale dell’area identificherebbe, secondo una mia prima ipotesi l’impatto del progetto sul patrimonio intellettuale aziendale (Indice di Virnik).