Tempo di lettura 4 minuti
E’ un tema che non riguarda solo gli studenti ma tutti i professionisti…che non vogliano fare brutta figura! A chi non capita di dover scrivere per lavoro? E-mail, messaggi, resoconti, slide…e sempre i soliti dubbi ortografici: efficiente o efficente?! Da o dà? Qual è o qual’è?
Certo, su PC esiste il correttore ortografico, ma nel malaugurato caso in cui non sia disponibile che si fa?! Meglio prevenire, imparando alcune semplici regole.
Efficiente. Sì, vuole la “i”. Perché? Efficiente e il suo contrario inefficiente, come anche sufficiente-insufficiente e deficiente (impariamolo corretto altrimenti non lo possiamo usare!) derivano dalle forme originarie latine efficiens, sufficiens, deficiens, che avevano tutte una “i” tra la “c” e la “e”.
Da, dà o da’? “Da” senza accento è preposizione semplice (es: Non ti muovere da qui); “dà” con accento è la terza persona singolare del verbo “dare” (Per ricordarlo basta pensare che, se verbo, vuole l’accento per distinguersi dalla preposizione semplice); “da’ ” con apostrofo è la seconda persona singolare del verbo imperativo “dare” (es: Da’ questi documenti al tuo collega); l’apostrofo ci va perché sarebbe “dai”, quindi avviene l’elisione della vocale finale “i”.
Un’audit o Un audit. Assolutamente senza apostrofo. “Un” vuole l’apostrofo solo quando è seguito da un nome femminile.
Qual è. Avete letto bene, senza apostrofo. E’ questo un caso di troncamento (come ad es. Buon, fin, cuor…). Una regolina semplice per non sbagliare più: “se una parola, privata della vocale finale davanti ad altra parola che comincia per vocale, può stare così accorciata anche davanti a parola che comincia per consonante, si tratta di troncamento, quindi non vuole l’apostrofo”!
Perchè o perché? La seconda forma è quella corretta! Stesso discorso vale per “poiché”, “finché”.
Anche gli avverbi sono una bella “gatta da pelare”. Spesso, infatti, ci assalgono atroci dubbi sulla loro scrittura. Vediamone qualcuno, con relativa regola.
Tutti gli avverbi che finiscono in “ora” si scrivono senza apostrofo: finora; sinora; tuttora; allora, ecc.
Altri sono costituiti da più parole, che possono essere scritte sia unite che separate, come ad esempio: ciò nonostante, ciononostante; fintanto che, fintantoché; gran che, granché; ogni qualvolta, ogniqualvolta; per lo meno, perlomeno; per lo più, perlopiù.
Oramai molte parole inglesi sono entrate a far parte del nostro vocabolario, soprattutto nel campo del business. Un interrogativo che spesso ci poniamo riguarda il plurale di questi termini. Come ci dobbiamo comportare? La regola vuole che le parole straniere ormai assimilate alla nostra lingua restino invariate al plurale. Quindi, ad esempio, scriveremo “Conosco i nostri competitor (e non competitors)”; oppure “Abbiamo bisogno di due nuovi computer (e non computers)”, o ancora “Ho fatto tutti i download richiesti dal sistema” e così via.
L’italiano, si sa, non è una lingua semplice…così, se in inglese è sufficiente aggiungere una “s”, in italiano ogni parola ha il suo plurale, con alcune eccezioni. Ad esempio, se mangio una ciliegia, e poi un’altra ancora, non mangio due ciliege, ma due ciliegie! E se stiro una camicia e poi un’altra, alla fine avrò stirato due camicie…mentre se decido di vedere una spiaggia dopo l’altra a fine giornata avrò fatto la collezione di spiagge…La regola? Tutti i nomi che finiscono in -cia e -gia mantengono la i al plurale se la sillaba è preceduta da vocale (vedi camicia e ciliegia); perdono invece la i se la sillaba è preceduta da consonante, come in facce o lance; l’eccezione a questa regola è il termine provincia, che ammette entrambe le forme.
Urge schema semplificatore? Ecco la Business Card riassuntiva, da scaricare e collezionare! I dubbi ortografici nel business