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Avete mai sentito parlare di Action Learning?

L’action learning, dall’inglese “apprendimento d’azione”, è una pratica utile in contesti organizzativi che puntano alla crescita delle proprie risorse, in quanto permette ai singoli, ma anche ai gruppi, di apprendere nuove e funzionali metodologie di comportamento e attitudine attraverso l’esperienza diretta.  In gioco non vi è la finzione, bensì sfide reali, che costringono a mettersi in gioco e superare gli ostacoli più ostici nel modo più ottimale attraverso la condivisione e il supporto di un gruppo di lavoro. Il risultato? Apprendimento, attraverso l’azione, e il ragionamento partecipato, per il singolo ma anche per la squadra, oltre alla risoluzione del problema stesso; questo è anche uno dei punti di forza della pratica: lavorando alla soluzione di un problema reale, il tempo dedicato all’attività è pur sempre tempo lavorativo, che diventa produttivo, propedeutico e, al tempo stesso, di socializzazione. Ma come funziona?

Prima di tutto, questo team di persone deve trovare un quesito reale, che sia individuale o di gruppo, su cui lavorare; la questione deve essere di una certa importanza e urgenza, ma soprattutto deve dare la possibilità ai componenti di apprendere (conoscenze o abilità individuali) durante la risoluzione della stessa. Il processo, poi, diventa di tipo investigativo: attraverso una serie di domande e riflessioni, si delinea meglio il problema, per capire quali sono gli ostacoli concreti, le risorse disponibili e, soprattutto, tutte le informazioni utili. Dopo questo fondamentale passaggio, si passa alla delineazione di un piano d’azione attraverso il dialogo e la condivisione dei pensieri, con il fine di raggiungere il risultato ottimale. L’intero procedimento è sempre seguito da una costante metacomunicazione, ovvero il ragionamento su ciò che viene detto e fatto, al fine di consolidare ogni nuova conoscenza e competenza messa in gioco e rendere gli attori davvero protagonisti di questo esercizio.

Com’è composto il team? Idealmente, si parla di un minimo di 4 fino a un massimo di 8 partecipanti, possibilmente con diverse esperienze e diversi background, così da permettere ad ognuno di dare un proprio peculiare contributo al raggiungimento di un risultato che sarà “più della somma delle sue singole parti”. Generativo, per usare altri termini.

Ma il gruppo non è da solo: viene infatti seguito da un coach, un facilitatore, che ha il compito di gestire l’intero processo, mantenendo costante l’attenzione dei partecipanti sul focus dell’incontro ed evidenziando in itinere i passaggi fondamentali per l’apprendimento e il migliore funzionamento del gruppo stesso. In altre parole, è il metacomunicatore e metanarratore: la sua funzione è quella di rendere propedeutico ogni passaggio verso la risoluzione del quesito iniziale.

I benefici? In primo luogo, ovviamente, la risoluzione del problema, in un modo creativo, originale ed ottimale. In seconda battuta, ragionando sul lungo periodo, l’acquisizione di nuove e importanti competenze e conoscenze individuali e di gruppo, come le fondamentali soft skill.

Oggigiorno, d’altronde, in un contesto mutevole come quello che stiamo vivendo, è indispensabile poter affrontare ostacoli che cambiano utilizzando nuovi strumenti. Come? Action learning!

E se volete sperimentare dal vivo questo metodo non esitate a contattarci scrivendo a info@projectgroup.it: abbiamo facilitatori esperti che potranno introdurvi a questa affascinante pratica.

Infine ecco la Business Note con la nostra definizione di Action Learning:

Action Learning è una tecnica di Problem Solving di gruppo e al tempo stesso di sviluppo delle capacità manageriali. Si realizza attraverso la proposizione di un problema da parte di un membro del gruppo al quale gli altri possono rivolgere solo domande. Al termine della sessione la persona che ha posto il problema dovrà esprimere quale azione concreta mettere in atto per affrontare il problema. Nel corso dell’incontro un facilitatore aiuta il gruppo a prendere consapevolezza sull’esercizio delle soft skill.