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Qualche settimana fa abbiamo deciso di scatenare tutti i componenti della Project in una nuova avventura: fotografare le aree caffé delle aziende clienti.
La proposta è stata accolta con entusiasmo e tutti i collaboratori hanno contribuito allo svolgimento e all’arricchimento dell’iniziativa.
Lo scopo era quello di capire che spazio e che importanza le aziende del nostro “campione” danno alla cosiddetta “pausa caffé” durante l’orario lavorativo.
Il risultato è riassumibile in due parole: “fast caffé”; letteralmente e concretamente rapido; break che sfugge e che non si riesce a trattenere, come una saponetta tra le mani.
A parte rare eccezioni, i luoghi di ristoro del campione sono risultati assolutamente spogli, arredati con macchinette per bevande e con altre per cibarie e snack.
Le fotografie che abbiamo scattato sono molto eloquenti e l’aggettivo che più si addice agli spazi ritratti è “sbiaditi”. Fortemente impersonali, sono caratterizzati dai colori del grigio, del bianco panna e del marrone.
I lavoratori più fortunati possono usufruire di sedie e tavoli, ma alla maggior parte non è concesso sedersi.
Costretti a consumare in piedi, hanno ben chiaro quale sia il loro compito: fermarsi per poco e riprendere subito. Il tempo della pausa dura un attimo e non concede discorsi. Il lavoro è a tutti i costi e non consente distrazioni.
Ma i capi hanno davvero pianificato consapevolmente tutto questo?!
O sono le macchinette a guidare?!