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Di smartworking vi avevamo già parlato in tempi non sospetti , non critici , non … per intenderci non ai tempi della drammatica situazione creata dalla diffusione del Coronavirus. Se prima parlare di smartworking era un consiglio, un suggerimento, un’apertura mentale non richiesta… oggi, ora, è d’obbligo.

Secondo i dati dell’Osservatorio Smart Working del PoliMi, nel 2019 i lavoratori agili in Italia hanno sfiorato quota 570mila, pari al 12,6% del totale degli occupati che, in base alla tipologia di attività di lavoro che svolgono potrebbero svolgere un lavoro agile.
Tra i risultati più interessanti dell’ultimo anno (2019) emerge l’aumento della diffusione dello Smart Working nelle PMI italiane: sebbene ancora il 70% delle aziende non abbia approfondito il tema, il 12% di coloro che hanno implementato soluzioni “agili” lo ha fatto in maniera sistemica ed organizzata.

Ma qual è la corretta definizione di smart working e quali sono le giuste pratiche per gestirlo al meglio?

La Legge n. 81/2017 definisce lo smart working (o lavoro agile) come “una modalità di esecuzione del rapporto di lavoro caratterizzato dall’assenza di vincoli orari o spaziali e un’organizzazione per fasi, cicli e obiettivi, stabilita mediante accordo tra le parti; una modalità che aiuta il lavoratore a conciliare i tempi di vita e lavoro e, al contempo, favorire la crescita della sua produttività”.

Il testo parla chiaro: no non è una mini vacanza, anzi. Il lavoro agile prevede l’assegnazione di specifici obiettivi e risultati da raggiungere, al fine di aumentare la produttività dell’azienda.La necessità di esercitare un monitoraggio sulle risorse assegnando obiettivi, chiama di conseguenza la necessità di:

  • fare chiarezza sulle procedure lavorative e suoi processi;
  • individuare i giusti obiettivi per ogni singola risorsa;
  • definire delle misure per garantire feedback sia verso l’azienda, sia verso il lavoratore;
  • creare un senso di appartenenza al gruppo, sebben distante.

Se questi punti non venissero rispettati, l’organizzazione si ritroverebbe a dover affrontare gli svantaggi derivanti dallo smart working – non usufruendo del suo potere positivo – : tra questi la distrazione, uno scarso spirito di squadra e molta molta inefficienza.

Per non incappare in questi svantaggi, ma viceversa utilizzare al meglio questa modalità di lavoro,

Project Group ha delineato un percorso completo di affiancamento all’imprenditore che voglia consentire ai propri lavoratori di poter lavorare meglio, con meno stress e con un indice di produttività più elevato del classico lavoro in ufficio.

Ricordate che, per praticare davvero lo Smart Working, occorre superare l’associazione che sia solo lavoro da remoto: è un vero e proprio percorso di trasformazione dell’organizzazione e della modalità di vivere il lavoro da parte delle risorse.

Per scoprire la traccia da seguire per implementare il lavoro agile nella vostra azienda, grazie al supporto di Project Group, consultate la pagina web dedicata o scriveteci per maggiori informazioni.