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I lettori del nostro blog sanno che abbiamo deciso di dedicare del tempo ad approfondire i vari bias, ossia quelle distorsioni del nostro pensiero che spesso ci fanno compiere degli errori.
I 3 bias che vogliamo oggi ricordare hanno la particolare la caratteristica di portarci ad essere inefficienti e a rendere le nostre riunioni addirittura inutili.
Bias della Banalità (o dell’Irrilevanza)
Il più conosciuto dei 3 è il bias della Banalità (Triviality in inglese) anche noto come Bikeshedding (ripostiglio per biciclette) dalla metafora utilizzata da colui che per primo scrisse di questo bias.
Cyril Northcote Parkinson, di cui abbiamo già parlato nel post relativo al bias sull’espansione del tempo di un lavoro così da riempire il tempo a disposizione, nel suo saggio del 1958 The Law of Parkinson crea un esempio che ben illustra questo altro bias che consiste nella tendenza a dedicare molto più tempo e attenzione a dettagli irrilevanti o legati alla cosmesi del lavoro piuttosto che alle questioni serie e sostanziali.
L’esempio usato per illustrare la Legge dell’Irrilevanza è quello di una riunione in cui il comitato incaricato di approvare i piani per un impianto nucleare passa più tempo a discutere i dettagli del ripostiglio delle biciclette che a trattare il ben più importante tema del reattore nucleare.
Parkinson sintetizzò così il bias: “il tempo dedicato a qualsiasi punto all’ordine del giorno sarà inversamente proporzionale alla somma di denaro coinvolta”.
Perchè mettiamo in atto questo Bias?
Può essere difficile a volte dare il giusto contributo quando si discute di argomenti grandi e complessi senza avere una preparazione o esperienza adeguata in merito. D’altro canto però alle persone piace mostrarsi attive nel collaborare fornendo input di valore. Da qui la tendenza a concentrarsi troppo su tematiche di poca rilevanza ma che possono essere discusse facilmente.
Nell’esempio di Parkinson un reattore nucleare è così costoso e complicato che una persona che non ne sia un esperto pensa di non potere dare un contributo utile. D’altro canto, tutti possono sentirsi a proprio agio parlando di come realizzare un deposito per biciclette semplice ed economico, così, questo tema, scrive Parkinson, potrebbe portare a discussioni infinite: tutte le persone coinvolte in riunione potrebbero volere sostenere la propria proposta e dimostrare così il proprio contributo.

La legge di Wadler
Similmente alla suddetta legge della Banalità o Irrilevanza o Bikeshedding, la Legge di Wadler afferma che nella progettazione di un linguaggio di programmazione il tempo speso sulla discussione della struttura del linguaggio è sproporzionatamente alto se comparato con l’importanza della caratteristica del programma (feature) discussa.
La legge prende il nome dall’informatico Philip Wadler, ed è un principio che afferma che la maggior parte della discussione sulla progettazione del linguaggio di programmazione è incentrata sulla sintassi, in opposizione alla semantica.
Dal momento che la sintassi di un linguaggio di programmazione è una raccolta di regole per specificare la struttura o la forma del codice, mentre la semantica si riferisce all’interpretazione del codice, si tratta di un’ulteriore conferma, questa volta in un campo specifico ma sempre più rilevante nel mondo tecnologico di oggi quale quello informatico, che la maggior parte delle discussioni è dedicata agli aspetti meno significativi di un compito.
La legge di Sayre
Vi è un altro comportamento tipicamente umano e che è stato per la prima volta descritto dal politologo e professore dell’Università della Colombia, Wallace Stanley Sayre: “In ogni disputa l’intensità del sentimento è inversamente proporzionale al valore delle questioni in gioco.”
Questa espressione ha avuto molta fortuna sebbene inizialmente riguardasse più l’ambito accademico e quello della politica.
Ha avuto fortuna perché tutti noi in qualche momento della vita lavorativa abbiamo pensato che un nostro cliente o un nostro collega si stesse scaldando in maniera davvero eccessiva rispetto ad una qualche questione..
Ma la domanda ora è questa: siamo altrettanto capaci di riconoscere quando siamo noi ad infiammarci per un nonnulla?!
La conoscenza di questi bias potrebbe aiutarci non solo ad essere più consapevoli delle nostre distorsioni ma anche ad essere più soddisfatti delle nostre riunioni!
Un’alternativa a questo lavoro di consapevolezza potrebbe essere quello di chiedere a un esterno di presenziare alle nostre riunioni aiutandoci a non cadere nei vari tranelli che i bias ci tendono: se volete chiamarci noi ci siamo!