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Lo scorso lunedì 25 Marzo ho presenziato ad un convegno, quasi con un velo di diffidenza, dal titolo: “Il Progresso”.
In un periodo in cui si sente parlare spesso di recessione, la parola progresso fa quasi strano.
Incuriosita e con la positività di chi ha speranza nel futuro decido di andarci.
Diversi i temi toccati, tante le informazioni che ci sono state date, unico il filo conduttore:
L’innovazione
Innovazione?! Ebbene sì, il motore di tutto è sempre l’innovazione, sia di prodotto sia di processo. Sottolineo e declino queste due tipologie di innovazione perchè siamo soliti associare l’innovazione alla scoperta di un prodotto nuovo, ma non è l’unica scoperta possibile.
L’innovazione può “correre” su diverse direttrici e può avere diverse caratteristiche (ad esempio la Disruptive Innovation), molte delle quali relative ai vari elementi distintivi di un’azienda e che non toccano direttamente la tecnologia dei prodotti: il modo di fare profitto, di creare relazioni con clienti e fornitori, i canali attraverso i quali veicolare i propri prodotti, il modo di comunicare con i propri stakeholder e così via.
Vale la pena tenerlo a mente perché, partecipando a questo evento ho compreso che, il progresso è figlio dell’innovazione solo quando l’innovazione è supportata dal fattore umano; concetto questo che il relatore aveva obiettivo di proteggere e diffondere attraverso l’evento.
Quali saranno gli elementi che guideranno l’innovazione nel prossimo futuro?
Secondo il relatore ci sono 3 “I” quali elementi vincenti del prossimo futuro:
- Information technology, ovvero l’insieme dei metodi e delle tecnologie che si utilizzano nella realizzazione di sistemi per la trasmissione, ricezione ed elaborazione di dati (ad es. le reti aziendali e Internet);
- Inglese, cosa saputa, risaputa, stra saputa, ma ancora poco appresa: siamo tra i paesi con i livelli di conoscenza della lingua inglese più bassi (rif. Sole24ore 1 Novembre 2018);
- Intelligenza emotiva, definita dallo psicologo D. Goleman come “la capacità di riconoscere i propri sentimenti e quelli degli altri e di saper gestire le emozioni in modo efficace”.
Una qualità personale appartenente alla famiglia delle soft skill, inserita tra le competenze più richieste entro il 2020 dal World Economic Forum, ricercata dai recruiter e incoraggiata dagli imprenditori e sempre con maggiore importanza rispetto alle competenze tecniche.
Quindi se la tecnologia può dare l’opportunità alle aziende di sostituirci in qualche ambito strettamente operativo, beneficiandone in efficienza produttiva, sappiate che nelle nostre mani abbiamo un’arma molto potente che fa capo alla componente emotiva del fattore umano.
L’azienda Metalsinter questo l’ha capito, come? Leggete il blogpost che racconta di come macchine e cobot possano coesistere.