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#PGpresente amplia ancora una volta i suoi orizzonti fino ad arrivare in Inghilterra, l’Ing. Giovanni Renzi Brivio, da anni abituato a varcare la soglia del palazzo dell’Ente Italiano di Normazione (UNI) a Milano, questa volta si è recato nella prestigiosa sede dell’ente di normazione inglese (BSI- British Standard Institute), la Chiswick tower a Londra, che ospitava i lavori del Comitato Tecnico 232 dell’ISO (Organismo di Normazione Internazionale), nel gergo internazionale ISO/TC232.
Approfittiamo della speciale occasione per farci raccontare dall’ing. Giovanni Renzi Brivio qualcosa sul mondo della normazione; un mondo che ci riguarda, dal momento che le aziende sono spesso chiamate a rispettare degli standard (norme) se non addirittura chiamate a certificarsi in base a questi.
Buongiorno Giovanni, cosa l’ha portata ad andare dal 21 al 23 settembre presso l’ente di normazione inglese BSI?
L’occasione è stata la riunione annuale della Commissione Tecnica 232 dell’ISO, nella quale si discutevano diversi temi riguardanti lo sviluppo di Norme legate al mondo della “Formazione non formale” (learning services outside formal education), quella cioè non direttamente connessa a percorsi “formali” come la scuola dell’obbligo, la media superiore e le università. Il tema affrontato aveva l’attenzione di molti paesi, in particolare di quelli del del “far est”, Giappone e Cina, in quanto “particolarmente delicato” se immaginate che lo sviluppo di ogni sistema-paese passa anche, e vorrei dire “soprattutto”, attraverso la crescita delle competenze, sviluppata in particolare nel mondo del lavoro, negli ambiti della “formazione professionale” e nei processi di “apprendimento continuo” (vedi in Italia la “riforma delle professioni”).
Per i più curiosi, ed in estrema sintesi, oltre ad altro, si trattava di licenziare il testo definitivo di una norma riguardante le “caratteristiche del servizio”, di avviare le attività di un nuovo gruppo di lavoro sul tema dell’assessment formativo (la valutazione delle competenze acquisite) e decidere se avviare uno specifico gruppo sul tema della “on-distance learning” vale a dire della “formazione a distanza”.
Io faccio parte del Gruppo di Lavoro 1, GL1, della “Commissione Servizi” dell’UNI, destinata a gestire la produzione, il recepimento e la diffusione su tutto il territorio nazionale italiano delle norme ad esclusione di quelle pertinenti l’elettrotecnica, l’elettronica e l’elettricità, ambito di dominio di un altro Organismo denominato CEI (Comitato Elettrotecnico Italiano)
Come lavora un comitato tecnico di normazione italiano e quali sono le differenze rispetto a uno internazionale?
Non vi sono ormai più differenze, i regolamenti sono stati allineati al punto che anche i sistemi informatici di accesso e gestione dei processi di normazione sono stati armonizzati. Parlo ovviamente dell’Italia e dei paesi della Comunità Europea dove l’UNI ed il CEI, nominati poc’anzi, trovano a livello di comunità europea i corrispondenti CEN e CENELEC ed a livello internazionale l’ISO e l’IEC.
Quale aspetto l’ha colpita di più dell’evento?
Ricordo quale fosse l’argomento “core” discusso nel Comitato, si trattava di licenziare il testo definitivo di una norma riguardante le specifiche del servizio di formazione relativo alla “formazione non formale”. Detto questo, l’elemento che più mi ha colpito è stato realizzare quanto delicato sia il processo di condivisione di culture, approcci, valori che in questo caso guidavano ogni delegato ad esprimere le necessità del proprio paese; il Giappone, la Cina, Gli Stati uniti, i diversi paesi europei presenti, ognuno con necessità diverse e tutte ugualmente degne di attenzione, e quanto, proprio in ragione di questo, la grande educazione, il rispetto, l’attenzione all’altro, siano stati gli elementi dominanti il processo, riuscito, di arrivare ad uno standard realmente condiviso. Devo dire purtroppo che questo tipo di maturità non fa spesso parte dei nostri abituali tavoli di lavoro.
Alla commissione partecipavano solo consulenti di organizzazione aziendale o vi erano altri profili professionali?
Bisogna distinguere la “Commissione Tecnica” (Technical Committee) dal “Gruppo di lavoro” (Working Group), nella prima si riconoscono problematiche riguardanti lo sviluppo di Norme (Standard), si definiscono necessità e si articolano programmi; in essa sono presenti gli Organismi di Normazione di tutti i paesi che in qualche modo hanno aderito alla necessità di trovare una soluzione comune alla produzione di un riferimento normativo. Nei secondi si affronta operativamente il lavoro di produzione del riferimento, sia esso una Norma, una Linea Guida o qualsiasi altro documento ritenuto “importante” ai fini dello sviluppo della comprensione comune di uno specifico tema; trattandosi in questo caso di un lavoro legato a problematiche formative, al gruppo di lavoro partecipavano persone alla guida di organismi di formazione, istituzioni e o associazioni in qualche modo “portatori di interesse” verso il tema in oggetto, persone comunque tutte tecnicamente molto preparate. Questo tipo di organizzazione si ripete ad ogni livello sia sovrannazionale (Mondo e Comunità di paesi) che nazionale.
Quante nazionalità erano rappresentate?
Ai lavori della Commissione Tecnica risultano iscritti gli Enti di Normazione di 16 diversi paesi: Austria (ASI), Canada (SCC), China (SAC), Finland (SFS), France (AFNOR), Germany (DIN), Ireland (NSAI), Italy (UNI), Japan (JISC), Kenya (KEBS), Korea, Republic of (KATS), Luxembourg (ILNAS), Portugal (IPQ), Russian Federation (GOST R), United Kingdom (BSI), United States (ANSI) mentre alla riunione erano fisicamente presenti i rappresentanti di Cina, Russia, Canada, Stati Uniti, Francia, Giappone, Germania ed Inghilterra.
Consiglierebbe ad altri la partecipazione a una commissione dell’UNI? A chi e perché?
Non dovrebbe trattarsi di un consiglio; ogni persona in grado di rappresentare, per conto di una collettività, degli interessi dovrebbe porsi il problema di partecipare a tutti i lavori che in qualche modo siano in grado di “creare” ordine, chiarezza, trasparenza, nello scambio di informazioni, servizi e prodotti. Questa è la finalità di un Organismo di Normazione e questo dovrebbe essere l’orgoglio di ognuno di noi, di tutti coloro che in qualche modo desiderano contribuire allo sviluppo sociale ed economico della propria comunità che, tengo a sottolineare, vede negli interessi della propria nazione solo un inizio.