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La nostra mente ha la grande abilità di valutare ed analizzare situazioni complesse, spesso però è inconsciamente “manipolata” dai cosiddetti bias: distorsioni cognitive e pregiudizi, utilizzati per prendere decisioni in tempi rapidi e senza troppa dispersione di energia, che spesso però inducono in errore.
La nostra rubrica oggi prosegue con due altri bias molto comuni, sia nella vita privata che in quella lavorativa, con la speranza di diffonderne il contenuto e ridurne così anche l’impatto.
Bias di conferma
Il primo è il bias di conferma: pregiudizio secondo il quale si prediligono le notizie, le informazioni e i pareri che confermano le nostre ipotesi e credenze, sminuendo, allo stesso tempo, le evidenze che potrebbero contraddirle. (sottoforma di citazione su wordpress).
Quando si ha una convinzione, si tende a ricercare nella memoria i dati a conferma della stessa; se invece dovessero sopraggiungere informazioni incoerenti o contrarie alla nostra prospettiva iniziale, le stesse verrebbero travisate o, addirittura o censurate. Questo avviene perché è più facile selezionare e recuperare dalla memoria i dati che alimentano la nostra tesi di partenza, soprattutto in un’epoca in cui si è costantemente “bersagliati” da informazioni di ogni genere e non si ha quindi il tempo e l’energia di elaborare con lucidità ognuna di esse.
Inoltre, confrontarsi con informazioni conformi alle proprie credenze, contribuisce a rafforzare la propria identità ed autostima. Questo fenomeno è maggiormente evidente quando riguarda argomenti che toccano le nostre credenze più consolidate o che suscitano emozioni forti. Può riguardare ciascuno di noi, a prescindere dal grado di apertura mentale o dal quoziente intellettivo.
Tramite il bias di conferma si adeguano le proprie opinioni e convinzioni alla realtà sociale in cui si è inseriti, in questo modo, sia i singoli individui che il gruppo ottengono benefici: ogni persona percepisce infatti maggiore accettazione, coesione e senso di appartenenza, migliora l’interazione, la comunicazione e preserva la propria identità personale.
Il bias di conferma può avere però anche risvolti negativi: pensiamo ad un giudice che si fa un’idea prematura sulla colpevolezza, o meno, di un imputato… le prove presentate nel corso del processo potrebbero non fare altro che confermare l’idea di partenza. Lo stesso potrebbe avvenire in ambito aziendale, dove, un manager potrebbe arrivare a decisioni e comportamenti non equi nei confronti del team, per esempio, potrebbe non considerare errori gravi commessi da un dipendente ritenuto valido, ma criticare duramente un altro, di cui non ha grande stima, per errori minori, proprio per confermare il giudizio su questa persona.
E’ facile osservare questo bias anche nei dibattici politici, nei temi di attualità e nel processo di risk management. Un imprenditore, convinto della sua strategia imprenditoriale, tenderà a portarla avanti, negando o minimizzando gli insuccessi e i fallimenti. Complice, anche in questo caso è il bias di conferma.
Quindi, come difenderci e affrontare il bias di conferma?
Prima di tutto è fondamentale essere consapevoli dell’esistenza di questo pregiudizio cognitivo per riuscire ad affrontarlo. Inoltre potrebbe essere utile l’allenamento: nel momento in cui ci troveremo a dover prendere una decisione, trarre conclusioni o formulare un giudizio, provare a mettere in discussione le proprie convinzioni, formulare ipotesi alternative e ricercare dati discordi rispetto al nostro punto di vista, potrebbe essere un buon punto di partenza per “schivare” il bias di conferma. In questo modo aumenterebbe anche la capacità di sviluppo di un pensiero critico che contribuirebbe ad arricchire la nostra identità.
Bias dell’eccesso di fiducia
Il secondo bias di cui vogliamo parlarvi, e correlato al precedente, è il bias dell’eccesso di fiducia, overconfidence in inglese.
Esso consiste nell’eccessiva fiducia nelle proprie conoscenze, valutazioni e giudizi, dovuto dal fatto di ritenere le informazioni e i dati in proprio possesso come assolute e oggettive. Questo porta a trascurare o sottovalutare tutti gli aspetti che contraddicono la nostra tesi e, di conseguenza, a commettere errori di valutazione. La fiducia in se stessi è responsabile di farci sentire, durate una partita di calcio, dei calciatori addirittura migliori dei professionisti in campo, o, in auto, piloti che ritengono incapaci tutti gli altri automobilisti alla guida.
Quindi, come difenderci e affrontare il bias dell’eccesso di fiducia?
L’overconfidence può interferire nelle dinamiche aziendali e coinvolgere direttamente manager e dipendenti, soprattutto per quanto riguarda il raggiungimento degli obiettivi prefissati. Vengono stabiliti degli obiettivi di business troppo ottimistici e così, solo una percentuale estremante bassa, pari circa al 5% degli individui, è in grado di raggiungerli. Responsabilità è del bias dell’eccessiva fiducia che fa sovrastimare le proprie competenze, conoscenze e capacità, sottovaluta la concorrenza e rende, così, il traguardo prestabilito difficilmente raggiungibile. I dipendenti proveranno sensazioni di sconforto e delusione dal fallimento sperimentato, i manager potrebbero perdere tempo e denaro.
Ogni volta che si stabilisce un obiettivo è importante perciò pensare a diverse soluzioni ed alternative, preventivare eventuali ostacoli in modo tale da garantire che, nel caso in cui il processo non dovesse andare come previsto, il conseguimento del fine non sia compromesso.