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Cosa lega stress, pendolarismo, produttività e flessibilità?
Una nuova ricerca commissionata da Regus afferma che una grande fetta di lavoratori è costretta a orari extra-ordinari per mantenere il proprio impiego. In particolare emerge che più di un quarto dei lavoratori italiani (il 26% degli intervistati) è costretto a ridurre le proprie ore di sonno per far fronte agli impegni lavorativi. Nonostante la ricerca abbia dimostrato che una riduzione del pendolarismo migliorerebbe sia la qualità della vita del lavoratore, sia il fatturato dell’azienda, soltanto il 24% delle aziende premia i dirigenti che promuovono la creazione di forza lavoro flessibile. Questo dovrebbe far riflettere chi sta ai piani alti, visto che proprio una maggiore flessibilità offrirebbe benefici alle aziende in termini di miglioramento della produttività (per il 69% degli intervistati) e di fidelizzazione del personale (per l’80% degli intervistati).
Il beneficio è anche per il lavoratore, se si pensa che tempi di spostamento più brevi (per il 21% degli intervistati) e una sede di lavoro flessibile (per il 17% degli intervistati) permetterebbero di avere più tempo a disposizione da trascorrere in famiglia, recuperare ore di riposo, dedicarsi alle proprie passioni, con una buona riduzione dello stress quotidiano.
Ma non è tutto! Evitare il pendolarismo apporterebbe dei benefici anche all’ambiente, grazie al minore inquinamento che gli spostamenti inevitabilmente producono.
Ecco che allora emerge la necessità di affrontare il problema e di individuare eventuali soluzioni. Rispetto al resto del mondo, infatti, dove pratiche lavorative “alternative” (lavoro da casa o in uffici affittabili vicino al proprio domicilio) hanno larga diffusione, l’Italia è ancora poco flessibile.
Nell’attesa che qualcosa si muova, cosa suggerireste per sfruttare al meglio il tempo del tragitto casa-lavoro? Spazio alla creatività!